Dott.ssa Laura Prosdocimo

hikikomori

RITIRO SOCIALE – HIKIKOMORI una epidemia silente

L’adolescenza è un momento di transizione e nel contesto socio-economico attuale i giovani possono rimanere completamente dipendenti dai genitori fino all’età adulta, senza riuscire a trovare un lavoro adeguato, a esplorare ed esprimere i propri valori e ad instaurare relazioni significative. In Stati Uniti questo fenomeno viene chiamato “failure to launch” e implica la preoccupazione verso i propri figli che non riescano a divenire indipendenti.

Nel periodo adolescenziale può essere difficile distinguere tra ciò che è normale dal punto di vista dello sviluppo e ciò che rappresenta l’inizio di un’ampia gamma di disturbi, tra cui depressione, fobia sociale, disturbi della personalità, dipendenza da Internet o hikikomori.

A partire dagli anni ’70, il Giappone ha assistito all’emergere di un particolare tipo di grave ritiro sociale (social withdrawal), noto anche come hikikomori.

Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.

Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato oltre 1 milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over 40. Questo perché, sebbene l’hikikomori insorga principalmente durante l’adolescenza, esso tende a cronicizzarsi con molta facilità e può dunque durare potenzialmente tutta la vita.

Si tratta di un disagio adattivo sociale che attualmente si registra in tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo.

Il profilo tipico dell’adolescente “ritirato” è quello di un ragazzo introverso, che tende all’isolamento dal contesto sociale, che assume comportamenti evitanti e poco partecipi della vita sociale, amicale e scolastica. A ciò si associano stati d’ansia caratterizzati da varie sintomatologie, quali attacchi di panico, eccessiva stanchezza, paura del giudizio dei compagni e vergogna. Tali caratteristiche si declinano tuttavia in molteplici specificità che si possono manifestare in una varietà multiforme di comportamenti.

Le cause sono spesso multifattoriali e implicano aspetti caratteriali, familiari e sociali. Il sentimento dominante, tuttavia, è legato alla vergogna e alla paura di essere giudicati per le proprie mancanze e per i propri fallimenti (Ogino, 2004). E’ importante, come diversi autori suggeriscono (Secher, 2003), non confondere il fenomeno Hikkimori, caratterizzato solo da contatti virtuali, con la dipendenza da internet.

Il fenomeno è stato spesso associato all’Internet Addiction, ma gli studi mostrano che solo nel 10% dei casi è stato riscontrato anche questo tipo di dipendenza. In realtà al momento è stata trovata solo una correlazione tra i comportamenti di ritiro sociale e alcuni sintomi dell’internet addiction (Wong, 2015), ma ancora non è stato condotto uno studio che permetta di stabilire una relazione causale tra i due fattori. Uno studio del 2014 (Carli et al.) condotto in 11 paesi europei ha trovato che i giovani che usano internet, la tv o i videogames per molte ore al giorno, che hanno una vita sedentaria e ridotte ore di sonno e questo rappresenta un rischio invisibile per la società.

Hikikomori non è un’etichetta che indica una malattia mentale ma semplicemente un termine usato per definire una condizione, uno stato non causato da una malattia mentale. Attualmente non costituisce ancora una sindrome specifica inserita all’interno del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5) (APA, 2013). Un gruppo di esperti giapponesi ha definito Hikikomori come avente le seguenti caratteristiche:

  • trascorrere la maggior parte del tempo a casa;
  • nessun interesse ad andare a scuola o a lavorare;
  • persistenza del ritiro per più di 6 mesi; esclusione di schizofrenia, di ritardo mentale e del disturbo bipolare;
  • ed esclusione di coloro che mantengono relazioni personali.

Altri criteri sono più controversi. In realtà, la maggior parte delle persone affette da hikikomori presenta vari sintomi/segni psichiatrici ed è importante effettuare una valutazione multiassiale. La concettualizzazione di hikikomori proposta da Kato T. A. Kanba S. Teo A. R. (2019) in ambito psichiatrico descritta nella Figura 1 suppone che anche in assenza di una diagnosi chiara di disturbi psichiatrici, molte persone con hikikomori si trovino in una “zona grigia” e questo grado sofferenza richiede la dovuta considerazione.

hikikomori

A Marzo 2023 sono stati comunicati i risultati del primo grande studio quantitativo sul fenomeno degli hikikomori in Italia (https://www.gruppoabele.org/it-schede-1579-vite_in_disparte)

La ricerca è stata condotta dal CNR IFC Istituto di Fisiologia Clinica, in collaborazione con l’Associazione Gruppo Abele Onlus di Torino. Come strumento di raccolta dati è stato utilizzato il questionario ESPAD® Italia 2021, che da molti anni ormai analizza i consumi psicoattivi (alcol, tabacco, ecc.) e altri comportamenti a rischio degli studenti delle scuole superiori tra i 15 e i 19 anni. Lo studio analizza dati risalenti al periodo 2020-2021 e ha coinvolto 12.000 giovani.

La ricerca ha coinvolto un campione di oltre 12.000 studenti e studentesse, rappresentativo della popolazione scolastica italiana fra i 15 e i 19 anni.

Dal questionario Espad emerge che i ritirati sociali “auto dichiarati” risultano quasi un quinto (il 18,7%); gli studenti hanno dichiarato di essersi isolati nel corso della propria vita per un tempo significativamente lungo e il 2,1% si auto attribuisce la definizione di Hikikomori. Circa il 36% degli studenti che hanno affermato di essersi isolati a causa di problematiche psicologiche, in particolare i maggiorenni.

Fra gli studenti di genere maschile, la maggior parte (59,8%) ha trascorso il tempo dell’isolamento giocando online. Un’altra ampia area di vulnerabilità, rispetto al rischio di condotte di ritiro sociale, è testimoniata da quel 6% degli studenti intervistati che sostengono di non aver legato con nessuno dei compagni, così come da coloro che riferiscono che abitualmente non escono mai di casa e dalla propria stanza (5,6%).

Per quanto riguarda la reazione dei genitori, va evidenziato che fra coloro che si sono isolati volontariamente per oltre sei mesi hanno affermato che il 38.5 % dei genitori ha accettato il periodo di isolamento senza porsi domande. Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi e ragazze a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo.

Esiste una relazione ma non sovrapposizione tra ritiro sociale e dipendenza da internet in quanto i ritirati sociali conducono una vita quasi esclusivamente notturna e virtuale. Tuttavia la partecipazione al mondo seppur attraverso lo schermo è un segno di miglioramento per un hikikomori in quanto rappresenta un tentativo di relazione e interazione reso tollerabile dall’assenza del contatto fisico e dall’ambiente virtuale che consente di anestetizzare vissuti di tristezza e solitudine. Il mondo virtuale protegge lo sviluppo di una rappresentazione di sé accettabile, e soddisfa la necessità di esplorare senza coinvolgersi in prima persona (Lancini, 2019).

hikikomori e ritiro sociale

Per intervenire in aiuto ai giovani che versano in questa condizione è utile tenere in considerazione la distinzione tra hikikomori primario e secondario. Con hikikomori primario ci si riferisce a quelle persone che non presentano altri disturbi psicologici o patologie psichiatriche che spieghino l’auto-reclusione. Con hikikomori secondario vengono identificati coloro che sono affetti anche da un’altra patologia (es. depressione, ansia, schizofrenia).

Lo psichiatra giapponese Saito Tamaki, che per primo ha coniato il termine hikikomori, sostiene l’importanza di un approccio interdisciplinare che preveda l’attivazione di molteplici servizi: sanitari, sociali, educativi e scolastici. L’obiettivo è quello di creare una relazione con il ragazzo, prevedendo eventualmente anche l’uso condiviso di videogiochi, e la proposta di esperienze nel mondo esterno, in piccoli gruppi o in spazi liberi, visto che l’unico strumento di comunicazione utilizzato da questi ragazzi sembrerebbe essere la rete internet. Dopo essersi creato un’identità virtuale, infatti, il giovane hikikomori inizia a chattare e a crearsi una rete di amicizie online. La comunicazione virtuale, che comunque attiva emozioni e sentimenti, non risente di gerarchie o status. Nelle interazioni di questo tipo, infatti, non esistono classi sociali e, quello che è più importante, si è valutati per le competenze e non per i ruoli: pensiamo, infatti, ai giochi di interazione online (ad esempio, Second Life oppure ExtremeLot) nei quali i personaggi con maggior punteggio (e maggiori abilità, dunque) sono i più ricercati. La realtà aumentata è una tecnica di sovrapposizione di suoni e grafica su immagini che riflettono ed espandono il mondo reale, e questa tecnica può essere utile a sostegno di chi soffre di hikikomori.

L’intervento online consente di instaurare un rapporto e un canale comunicativo con il ragazzo. A esempio il gioco online Pokémon Go che utilizza informazioni sulla posizione e realtà aumentata, è diventato un successo mondiale. A beneficiare di questa tecnologia non sarebbero unicamente gli affetti dal disturbo ma anche gli specialisti che se ne occupano.

La dimensione del gruppo sulla piattaforma virtuale crea un senso di appartenenza e di accettazione immediata che non sembra essere caratterizzato dai tempi e dalle regole più severe a cui sottostanno i gruppi nella realtà quotidiana ( Lavenia 2012).

Tuttavia è importante considerare se l’impiego delle nuove tecnologie come la VR rinforzino il rifiuto di far parte della società o sono uno strumento utile in un contesto terapeutico multidisciplinare per ricreare un rapporto e quindi uscire dalla condizione di solitudine. La psicoterapia Cognitivo Comportamentale e la terapia EMDR possono essere un valido percorso per raggiungere più velocemente le cause più profonde responsabili del sintomo.

Per concludere, è opportuno sottolineare che un programma terapeutico riabilitativo calibrato sulla base delle risorse del singolo hikikomori e della sua famiglia e sul grado di compromissione delle relazioni, può accompagnare positivamente al cambiamento e potenziare le competenze di vita (life skills) che costituiscono le basi individuali per vivere una vita soddisfacente.

Riferimenti bibliografici

Post a comment

Social networks

Have a question?

Errore: Modulo di contatto non trovato.