Dott.ssa Laura Prosdocimo

stress

Coping

Nel momento in cui ci troviamo a dover far fronte a un’esperienza di vita tutti mettiamo in atto una serie di meccanismi che ci consentono di affrontarla. In ambito psicologico vengono chiamati “meccanismi di coping” dall’inglese to cope, fronteggiare.

In generale il coping si riferisce agli sforzi cognitivi e comportamentali dell’individuo, mirati alla gestione di situazioni stressanti, che comportano percezioni di minaccia, perdita, sfida. Il termine coping è stato introdotto in psicologia nel 1966 dallo scienziato americano R. Lazarus, professore emerito alla Berkeley University con l’opera Psychological Stress and the Coping Process.

“Il coping consiste negli sforzi orientati all’azione ed intrapsichici per gestire (cioè controllare, tollerare, ridurre,minimizzare) le richieste ambientali ed interne, ed i conflitti tra esse che mettono alla prova o vanno al di là delle risorse personali” (Lazarus 1978).

Il Coping

  • è un tentativo di far fronte ad una situazione di stress che non risiede né nella persona né nella situazione ma nella transazione tra le due
  • è legato al contesto piuttosto che a caratteristiche stabili della personalità
  • è un processo dinamico che cambia nel tempo al variare delle situazioni
  • è un’attività cognitiva, che consta di un processo di valutazione seguito da una serie di attività e reazioni per gestire la situazione stressante (aspetto valutativo e aspetto funzionale del coping)
  • comporta la valutazione degli effetti delle strategie di coping adottate e regola le strategie di coping successive (riconsiderazione)

Il coping, se è funzionale alla situazione può mitigare e ridurre la portata stressogena dell’evento, ma, se è disfunzionale ad essa, può anche amplificarla.

Gli orientamenti più recenti considerano il coping come un processo che nasce da interazioni che superano o sfidano le risorse di un soggetto e che è formato da molteplici componenti, quali la valutazione cognitiva degli eventi, le reazioni di disagio, le risorse personali e sociali, ecc.

Si distinguono le strategie di coping centrate sul problema (problem-focused), quali ad esempio adoperarsi per modificare la situazione prevenendo o riducendo la fonte dello stress, e quelle modello di stress e coping di Lazarus and Folkman (1984) centrate sulle emozioni (emotion-focused), volte a ridurre i disturbi affettivi e psicologici che accompagnano la percezione dello stress, come prendere le distanze dalla situazione, cercare un sostegno sociale.

Un’ulteriore dimensione del coping è la strategia orientata all’evitamento (avoidance-oriented), che prevede comportamenti quali la fuga di fronte alla situazione stressante.

coping

Modello dello stress e del coping di Lazarus e Folkman (1984)

Le risposte di coping attivo orientato al problema consistono in:

  • pianificazione e progettazione: la persona tende a prendersi del tempo per progettare, pianificare e ipotizzare degli step per poi, adottando comportamenti coerenti, dare seguito alle fasi con cui rispondere all’evento;
  • ricerca attiva di supporti operativi: davanti al problema la persona attiva una ricerca di persone, libri, eventi o altro materiale idoneo a fornire una sorta di sostegno;
  • orientamento al compito: la persona tende a concentrare l’attenzione sull’individuazione di quegli elementi che possono essere considerati utili nella soluzione del problema;
  • percezione dello stressor come sfida: in questo caso la persona tende a dare il meglio di sé al fine di raccogliere la sfida e dare vita ad un cambiamento.

Le principali risposte di coping evitante orientato al problema, invece, consistono in:

  • evitamento del problema: quando l’evento è molto stressante rappresenta la forma di risposta più efficace in assoluto, in quanto permette alla persona di tenere sotto controllo le emozioni;
  • desistenza comportamentale: consiste nel non farsi agganciare tramite automatismi o abitudini negative dalla situazione disagevole.

Le strategie di coping attivo orientato all’emozione:

  • la ristrutturazione cognitiva: consiste nell’attribuire un’interpretazione diversa a quanto sta
    accadendo;
  • la ricerca attiva di supporti emotivi: in questo caso la persona manifesta la tendenza a rivolgersi a familiari, amici o semplici conoscenti per avere un sostegno emotivo e per sentirsi meno sola;
  • l’accettazione: consiste nel diventare consapevoli di quanto sta accadendo e inserirlo nella storia della propria esistenza. Nel caso dell’accettazione gli eventi stressanti solitamente consistono nella perdita di una persona cara o del lavoro;
  • l’attribuzione di significati positivi: è il caso di persone molto credenti che interpretano quanto sta accadendo come un segno di fede.

Il coping evitante orientato all’emozione comprende:

  • la negazione: consiste nel negare che quanto accaduto si sia veramente manifestato;
  • il disimpegno mentale: circostanza in cui la persona tende ad occuparsi d’altro per non pensare al problema;
  • l’isolamento sociale: la persona si ritira per un periodo di tempo utile per concentrare il proprio pensiero su ciò che si desidera che accada.

Lo stile personale di coping si sviluppa in base alle caratteristiche personali, all’esperienza di successi e insuccessi, ai feedback positivi e negativi ed al sostegno sociale.

Le strategie di coping attivate per affrontare una situazione stressante implicano un repertorio flessibile e combinato di varie strategie, in particolare quelle task-oriented e emotion-oriented. Inoltre come la ricerca suggerisc, le strategie di coping devono adattarsi sia al contesto che alle caratteristiche individuali.

Attualmente non c’è un consenso unanime su quali siano le strategie di coping più efficaci e adattative al fine di raggiungere un risultato soddisfacente (Zeidner, M. 2010).

La capacità di coping si riferisce non soltanto alla capacità di risolvere delle situazioni di difficoltà, ma anche all’abilità di saper gestire le emozioni che da queste difficoltà derivano. Ne consegue che il coping è una strategia fondamentale per il raggiungimento del benessere e presuppone un’attivazione comportamentale dell’individuo, che lo renda protagonista della situazione e non soggetto passivo.

Lo stato di benessere è dunque raggiungibile attraverso un equilibrio tra le volontà della persona e la possibilità di realizzarle in sintonia con il contesto in cui vive, potenziando, quindi, le sue risorse interne e quelle disponibili nell’ambiente.

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